Nel dramma dell’emergenza un’occasione di grande rinascita per l’Italia, la rivoluzione della scuola a distanza ne è un esempio.
Originario di Copertino (Lecce) Antonello TaurIno è attore e insegnante a Milano.
Nel dramma dell’emergenza un’occasione di grande rinascita per l’Italia, la rivoluzione della scuola a distanza ne è un esempio.
Originario di Copertino (Lecce) Antonello TaurIno è attore e insegnante a Milano.
Siamo in una fase di profondo e rapido cambiamento, un periodo in cui molti settori in difficoltá si trovano costretti a innovare velocemente. E noi Italiani – come ampiamente documentato da Roberto e Italiani di Frontiera – siamo estremamente bravi a trasformare ed innovare.
Sono un data scientist, data journalist e coder, ma prima di tutto mi occupo di creatività in ambito digitale. Mi piace creare, costruire e testare idee e prodotti digitali innovativi.
Vivo a Londra. Ho lavorato da remoto per parecchi anni, nel contesto di grandi e piccole startup, e nonostante mi manchino la famiglia, gli amici e l’Italia, sento che qui, nel mio appartamento-ufficio di Londra, non c’é spazio per la tristezza e l’apatia.
E così, tra una chiamata con dei data scientists in Argentina per trovare una risposta alle sfide lanciate dalla Casa Bianca su come analzzare i dati sul Covid, e una chiamata con l’Italia per il lancio di una nuova app sviluppata pro-bono a tempo di record, mi piace sentirmi parte di un grande team che sta mettendo i propri skills, qualsiasi essi siano, a servizio dell’emergenza. Perché ogni esperienza conta, e ogni opportunità che non cogliamo per fare, e soprattutto fare per gli altri, é un’occasione persa.
Ma come ne usciremo? Ricordiamo che oggi ci sono risorse digitali di ogni tipo per crescere ed esplorare nuovi interessi, quindi ritroviamo quella curiosità e spirito di iniziativa che ci contraddistingue ed impariamo cose nuove, buttiamoci in progetti anche folli, usiamo questo tempo per osare e provare. Cosí non perderemo mai, anzi ci divertiremo e ne usciremo migliori, piú consapevoli e anche piú capaci.
Stefano “Stefio” Ceccon, Data Scientist a Londra
Ugo Massabò originario di Imperia è imprenditore in Cornovaglia
Questa emergenza ci sta insegnando di cosa far tesoro della nostra esperienza passata e cosa invece possiamo cambiare e migliorare. Marcello Forconi originario di Bologna dopo il postdottorato all’Università di Stanford è oggi Associate Professor di Biochimica e ricercatore al College of Charleston, South Carolina (USA).
Siamo in una fase di profondo e rapido cambiamento, un periodo in cui molti settori in difficoltá si trovano costretti a innovare velocemente. E noi Italiani – come ampiamente documentato da Roberto e Italiani di Frontiera – siamo estremamente bravi a trasformare ed innovare.
Sono un data scientist, data journalist e coder, ma prima di tutto mi occupo di creatività in ambito digitale. Mi piace creare, costruire e testare idee e prodotti digitali innovativi.
Vivo a Londra. Ho lavorato da remoto per parecchi anni, nel contesto di grandi e piccole startup, e nonostante mi manchino la famiglia, gli amici e l’Italia, sento che qui, nel mio appartamento-ufficio di Londra, non c’é spazio per la tristezza e l’apatia.
E così, tra una chiamata con dei data scientists in Argentina per trovare una risposta alle sfide lanciate dalla Casa Bianca su come analzzare i dati sul Covid, e una chiamata con l’Italia per il lancio di una nuova app sviluppata pro-bono a tempo di record, mi piace sentirmi parte di un grande team che sta mettendo i propri skills, qualsiasi essi siano, a servizio dell’emergenza. Perché ogni esperienza conta, e ogni opportunità che non cogliamo per fare, e soprattutto fare per gli altri, é un’occasione persa.
Ma come ne usciremo? Ricordiamo che oggi ci sono risorse digitali di ogni tipo per crescere ed esplorare nuovi interessi, quindi ritroviamo quella curiosità e spirito di iniziativa che ci contraddistingue ed impariamo cose nuove, buttiamoci in progetti anche folli, usiamo questo tempo per osare e provare. Cosí non perderemo mai, anzi ci divertiremo e ne usciremo migliori, piú consapevoli e anche piú capaci.
Stefano “Stefio” Ceccon, Data Scientist a Londra
Questo shock del Coronavirus ha avuto come principale effetto positivo quello di ripensare il nostro atteggiamento nei confronti dell’attuale organizzazione sociale. Consideravamo ovvio procedere verso una società maggiormente individualizzata. Ci sembravano ‘naturali’ dal punto di vista economico un lavoro poco stabile, un welfare con limitate tutele dello Stato sociale sostituite da servizi a pagamento, una politica di ‘tutti contro tutti’ come espressione della contemporaneità. ‘Naturale’ considerare le professioni un modo di accumulare capitale, gli esperti un retaggio di sistemi di conoscenza superati, gli ‘altri’ come un ostacolo.
L’epidemia ci ha svelato invece che la logica della stabilità lavorativa è importante (ad esempio per ricercatori e infermieri precari), che il welfare è una conquista da cui non recedere (sanità pubblica), che nella politica il dialogo democratico è necessario (la dialettica governo/opposizione), che la professionalità ha un’importante componente vocazionale (il sacrificio dei medici di Codogno), che gli esperti hanno un ruolo chiave di orientamento delle strategie (medici, virologi, epidemiologi). Il virus passerà ma la rivoluzione culturale che avrà innescato è il necessario ripensamento delle forme di vita civile che non potranno più essere ridotte a un individualismo rampante.
Quanto a questo periodo di quarantena, questo è un ottimo banco di prova per la nostra società: io ho imparato moltissimo e questo bagaglio me lo porterò appresso, un modo diverso di approccio ai problemi che resterà alla fine dell’emergenza. Io ad esempio da genitore di una bambina di 10 anni è docente di ragazzi di oltre 20 ho imparato molto dai giovani, dalla loro straordinaria capacità di adattamento. Patiscono ovviamente la distanza dagli amici, il mancato contatto con le persone a cui vogliono bene ma non hanno avuto dubbi sull’utilizzo diverso di strumenti come chat, la chiamata collettiva su Whatsapp, quell’attività da bricoleur nella capacità di mettere insieme cose diverse e cercare di dargli una una forma trasformare in opportunità quelli che sono dei limiti. Adattarsi non vuol dire però farsi passare bene tutto quello che sta accadendo ma semplicemente valorizzare, trasformare in opportunità quelle che sono in questo momento dei palesi limiti relazionali. Quindi secondo me questo è sicuramente una un ottimo banco di prova di noi come società.
Davide Bennato è docente di Sociologia dei Media Digitali all’Università di Catania.
Sono un imprenditore che vive a San Francisco dagli anni 70. Sebbene questo non sia un momento facile, ogni cambiamento offre delle grandissime opportunità al paese ed alle sue persone. Negli Stati Uniti, durante le ultime due settimane, abbiamo avuto una perdita di oltre 3 milioni di posti di lavoro, molti dei quali nel settore dell’ospitalità. Allo stesso tempo ci sono enormi aperture di nuovi posti di lavoro nel mondo Farmaceutico, Logistico, Medicale e del Cibo.
Un imprenditore vede sempre il bicchiere mezzo pieno e invece di piangere sul latte versato si focalizza sulle opportunità davanti a sé. Il mondo sta cambiando mentre buona parte dell’Europa sembra rimanere attaccata ad un tipo di vita che non esiste più. Questa potrebbe essere un’occasione per accelerare tale cambiamento e permettere all’Europa di diventare più competitiva. La realtà è che viviamo in una economia globale dove si compete con tutti i paesi. In questo mondo, la sopravvivenza di un paese è legato ad un offerta che sia imbattibile (come l’Italia nel campo della moda, del cibo, del turismo, etc.). Cercare di restare in industrie che attraverso gli anni hanno perso la propria competitività non può essere una strategia vincente. Sicuramente non è facile poichè la generazione dei boomers (persone nate nel ventennio del dopo guerra) farà di tutto per ostacolare il cambiamento per restare ancorati alle vecchie tradizioni con cui si sentono a loro agio. La mentalità sembra essere legata a “cosa è meglio per me oggi” invece di “cosa è meglio per il futuro dell’Italia”. D’altronde, le cose facili non portano al cambiamento ma, più sono difficili e più grande sarà la ricompensa per chi ci è riuscito.
L’altra cosa da non dimenticare è l’importanza di avere qualità o competenze particolari, che ci contraddistinguono. L’industria dell’alta tecnologia, che è sempre alla ricerca di competenze, non ha rallentato un attimo nella sua crescita, anche durante questa crisi, e vede il momento difficile che stiamo attraversando, come un’opportunità per strappare le persone migliori alle aziende più deboli.
Cosa mi ha insegnato l’America durante questi anni? Che nulla ci è dovuto se non un giorno di paga per un giorno di lavoro. Tradotto in pratica, le tue competenze e la richiesta del mercato per esse, è l’unica cosa che conta per il mantenimento ed il miglioramento delle tue condizioni economiche. Non chiedere cosa l’America può fare per te ma cosa tu puoi fare per l’America (J.F. Kennedy) • Tra le migliori competenze ed il peggior mercato per esse, il mercato vince. In pratica, adattatevi ai cambiamenti oppure non ce la farete.
Il lavoro di team e la sua riuscita è la chiave. (We can hang together or separately, ovvero, Possiamo vincere insieme o venire impiccati uno per uno).
Mi auguro che i giovani Italiani riescano a cambiare un paese che ne ha veramente bisogno, invece di rimandare il problema al futuro con un continuo indebolimento dell’Italia.
Gianluca Rattazzi, nato ad Ascoli Piceno e vissuto a Roma, imprenditore e startupper a Silicon Valley
Gianluca Rattazzi nell’archivio Italiani di Frontiera
#italianidopoilvirus #neusciremomigliori.
E´come un tempo sospeso qui a Berlino, per Fernanda, mia moglie, e me. L’isolamento ci toglie l’obbligo di agire, di compiere delle scelte, sempre legate a dubbi, e quindi l’ansia. Si può vivere la solitudine, senza cadere in depressione, senza tristezza. Tutto è rinviato al dopo, a una data incerta. Si deve rimanere ottimisti. Ma, certamente, noi siamo privilegiati. Ci troviamo prigionieri in un appartamento accogliente, per molti altri, con bambini, o con anziani, la vita quotidiana è diventata una sfida. Ottimismo, pessimismo, ognuno reagisce alla sua maniera, non possiamo essere mai sicuri di noi stessi, e ci si dovrebbe astenere dai consigli. Ma penso ai giovani, e credo che per loro sia una situazione imprevista. Erano abituati a dare per scontato il loro modo di vivere. Io, e i miei coetanei, da giovani dovevamo conquistare giorno dopo giorno la libertà di viaggiare, di fare esperienze altrove. conoscere gente diversa. Quando sarà possibile uscire e incontrare amici, o sconosciuti per una sera, per i giovani tutto avrà un altro sapore. Più intenso. E se avverrà, questi non saranno giorni perduti. E spero che chiusi in casa, oltre i contatti online, si sia riscoperta la lettura, come piacere o come salvezza.
Qualcuno avrà letto o riletto Thomas Mann, “Der Zauberberg”, e la traduzione più giusta, non è quella vecchia “La montagna incantata”, ma la montagna magica. I personaggi di Mann vivono appunto in un tempo sospeso, costretti dalla malattia. Ma siamo alla vigilia della guerra, quella che segnò la fine di un vecchio mondo. Dopo, tutto era cambiato. E oggi tutti prevedono che nulla sarà come prima, che saremo migliori. Migliori forse no, temo che sia un’illusione. Basterà cercare di essere diversi. Soprattutto noi italiani. Ci siamo trovati impreparati, più esposti, e abbiamo pagato un prezzo altissimo. Dopo, non perderemo la sfida se non ci perderemo nel passato. Quel che consideravano normale era sbagliato, ad esempio volare a New York per un weekend, andare in vacanza in inverno agli antipodi per riconquisitare l’estate. Si dovrebbe riscoprire il piacere della lentezza. Un tempo lento, e più intenso.
Roberto Giardina giornalista e scrittore, storico corrispondente da Berlino