Si dice che in Cina si possa maledire qualcuno con la frase: “Che tu possa vivere in tempi interessanti” dove per tempi interessanti s’intendono periodi storici di profonda incertezza dovuti a guerre, crisi economiche e perché no pandemie.
Ma ogni crisi oltre alle oggettive difficoltà che ci presenta, può essere occasione per seguire strade meno battute e rivoluzionare la graduatoria delle nostre priorità.
Mi chiamo Manuel Camia, sono un filmmaker, e negli ultimi anni sto dedicando molte delle mie energie alla realizzazione di documentari che affrontano il tema ambientale.
Nello specifico, l’ultimo anno sta vedendomi impegnato nella realizzazione di un documentario sui ghiacciai, Montagne di Plastica, riprese interrotte dallo scoppio dell’emergenza Covid-19 che ne sta rallentando lo sviluppo.
Tra i tanti settori gravemente colpiti ci sono infatti il turismo e lo spettacolo, e sapersi reinventare o trovare nuove soluzioni diventa fondamentale per adattarsi alla nuova realtà.
Mentre partivano i preparativi per la nuova fase di ripresa, a causa del lockdown abbiamo dovuto trovare soluzioni alternative riducendo la troupe e il materiale da portare con noi.
La situazione si è complicata anche per la mancanza di strutture come i rifugi alpini che in diversi casi non avevano ancora riaperto e si stanno riorganizzando per soddisfare le nuove norme.
Questo per noi implicava non avere una base fissa dove ricaricare le batterie dei dispostivi, scaricare il materiale girato di ogni giornata e un’attenzione particolare alle previsioni meteorologiche considerata l’attrezzatura che trasportiamo.
Per i proprietari dei rifugi vuol dire aver perso gran parte dell’utile annuale.
In tutto questo, anche lo studio condotto ha dovuto e saputo rinnovarsi sfruttando il periodo post-lockdown per indagare con i campionamenti lo stato del ghiaccio dopo mesi senza passaggio antropico.
Il lockdown è stato però, tra le tante cose, anche occasione per investigare su più livelli il tema ambientale.
Se nell’ultimo anno il dibattito era tornato di grande interesse sulla scia dell’effetto Greta, negli ultimi mesi è stato discusso in rapporto alla pandemia.
Quanto incide la deforestazione nella possibilità di creare nuovi spillover? Si può essere sani in un ambiente malato?
Queste erano alcune delle domande più frequenti nei tanti talk che riempivano il palinsesto televisivo, tuttavia durante le sessioni su Zoom con i ricercatori era un’altra la questione che ci ponevamo: la pandemia rappresenterà un’occasione per affrontare concretamente la sfida al cambiamento climatico e i problemi ambientali?
Domanda sicuramente complessa.
L’evidenza conferma che non esiste momento migliore per attuare finalmente la transizione green e l’Europa sembra aver preso consapevolezza del problema e voler intervenire.
Bisogna però fare i conti con realtà politiche che ancora oggi negano quanto la scienza afferma da anni, e considerato che tra queste file annoveriamo alcuni dei governi più influenti del globo, ci aspetta ancora un grande lavoro comunicativo e politico da intraprendere.
Le difficoltà economiche conseguenti la pandemia potrebbero essere un ulteriore freno, in molti temono che i paesi meno attenti al problema ecologico possano incentivare l’uso di combustibili fossili e bloccare i finanziamenti necessari per attuare la transizione. C’è però l’altra faccia della medaglia ed è giusto sottolineare come stia crescendo un sentimento generale di attenzione alla situazione del nostro ambiente e del clima nel pubblico, specialmente nei giovani.
Una minaccia invisibile come quella del virus è stato un forte campanello d’allarme capace di aiutare le persone a percepire come minacce reali anche quelle che non si riescono a vedere e si muovono su scale temporali diverse da quelle che normalmente prendiamo in considerazione nel quotidiano.
Durante la quarantena abbiamo tutti imparato a familiarizzare con le curve logaritmiche, il tentativo di appiattire per poi ridurre il picco epidemico ha ricordato la necessità d’intervenire anche su un altro grafico: quello delle emissioni.
L’emergenza sono convinto porterà inizialmente una nuova consapevolezza, la nostra attenzione dovrà essere dedicata a tenerla viva e non lasciare che si spenga con il passare delle settimane.
“Le persone imparano solo quando le cose si mettono male” ha dichiarato in passato il regista giapponese Hayao Miyazaki, ed è innegabile come siano le difficoltà a spingerci a trovare nuove soluzioni e sfidarci per dare il nostro meglio.
Nonostante il mio settore e in generale i lavoratori autonomi siano stati particolarmente coinvolti, questa crisi mi ha confermato di aver intrapreso una strada in cui credo, a discapito delle difficoltà.
Tengo stretta questa buona notizia consapevole che occasioni capaci di offrire un feedback così intenso e provante non si trovino spesso.
Anche quando l’epidemia raggiungeva il suo picco, pensare a una nuova società che poteva essere realizzata grazie al piccolo contributo che come semplici individui potevamo offrire, mi ha aiutato a dare un senso alla continua ricerca di soluzioni alternative tipiche di questi mesi.
Grande speranza mi è arrivata dall’esempio di tanti professionisti che nei modi più diversi hanno cercato di mettere a disposizione le proprie competenze realizzando mezzi di fortuna (penso alle maschere da snorkeling reinventante per i reparti di terapia intensiva ) e dai tanti gesti di generosità spontanea che hanno preso vita nei mesi. Ulteriore conferma che le possibilità e le capacità umane ci sono, ma devono trovare maggior considerazione e spazio anche al di fuori dell’emergenze.
Tematiche come l’ambiente, l’uguaglianza sociale, l’importanza di una sanità pubblica forte, il ruolo dell’informazione e l’importanza della verifica delle fonti sono tutti argomenti che già avevano bisogno di essere ridiscussi e che il covid-19 ha semplicemente riportato alla luce dopo che per anni erano stati nascosti sotto il tappeto.
Se per rimetterli al centro delle nostre priorità e consolidarne le fondamenta è servita una crisi e un periodo di grande incertezza… penso sia solo una responsabilità, e non una maledizione “vivere in tempi interessanti”.
Una responsabilità di cui essere all’altezza.
Giovane filmmaker, Manuel Camia è amministratore delegato dell’associazione culturale Chora e autore del pluripremiato documentario Plastic River . Qui il suo nuovo sito
Plastic River teaser from Manuel Bob Camia on Vimeo.