All’inizio, tutto sembrava esser troppo fuori dagli schemi.
Troppo particolare, troppo diversa, troppo poco applicabile l’idea.
Troppo giovani, troppo poco esperti e credibili per potenziali partner quei ragazzi, che si illudevano di trapiantare in un’attività tradizionale del territorio veronese come l’abbigliamento, idee e modelli dell’economia sociale che una giovane laureata in Economia, Master in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, aveva appreso in esperienze di cooperazione tra India, Haiti e stage alla Commissione Europea a Bruxelles.
L’idea “troppo strana” era quella di realizzare un’impresa capace di trasformare due problemi in un’opportunità: creare occupazione per persone emarginate dal tradizionale mercato del lavoro, affrontando contemporaneamente uno dei nodi di un’industria come quella della moda: riconvertire tessuti in eccedenza in nuovo abbigliamento.
Era il 2013, Anna Fiscale aveva 25 anni, tantissimo entusiasmo e tantissima passione che sono serviti a reggere il peso di quella diffidenza, a superare momenti di sconforto, in cui per poter sopravvivere è stato indispensabile reinventarsi. L’ultima volta lo scorso anno all’inizio del lockdown, quando la produzione è stata riconvertita in sole tre settimane dopo aver creato un team interno dedicato alla prototipazione di mascherine ad uso medico Classe I di tipo IIR: le prime riutilizzabili iscritte nell’elenco dei dispositivi medici sul registro del Ministero della Salute.
Progetto Quid factory, Avesa, Verona. Aprile 2020.
Perchè nel frattempo quell’idea “troppo diversa” è ormai una realtà imprenditoriale, con centri produttivi, negozi, partnership con grandi aziende, che dà lavoro a 133 persone con fragilità lavorative, e ha riconvertito sinora 315 chilometri di tessuto (110 chilometri solo lo scorso anno con le mascherine) con “Quid” cooperativa sociale che con l’omonimo “Progetto Quid” di moda etica made in Italu ha raccolto premi in Italia e all’estero.
E a fine anno, Anna ha ricevuto una telefonata dal Quirinale. Che le comunicava la nomina a Cavaliere al merito della Repubblica, onorificenza consegnatale dal presidente Sergio Mattarella, che nei giorni scorsi l’ha ricevuta nuovamente al Quirinale, tra le vincitrici del premio Bellisario La Mela d’Oro.
Prima lo stupore, la gioia. Poi l’emozione per quella motivazione “…per l’appassionato contributo e lo spirito di iniziativa con cui ha lavorato sulle vulnerabilità e le differenze per trasformarle in valore aggiunto sociale ed economico“. “Finalmente l’attenzione alla diversità, spesso interpretata come fragilità — veniva riconosciuta come una risorsa anche in Italia. Un messaggio forte e necessario, che mi ha resa ancora più fiera di ciò che porto avanti, insieme al mio team, ogni giorno“, dice Anna.
Oggi la cooperativa con Progetto Quid, brand di moda etica e sostenibile, crea capi di abbigliamento e accessori in edizione limitata, che prendono vita da eccedenze di tessuti messe a disposizione dalle aziende di moda e del settore tessile trasformate in capi unici grazie a persone – soprattutto donne – con trascorsi di fragilità, alle quali il lavoro con Quid offre un’occasione di riscatto.
Quando da bambina le chiedevano cosa volesse diventare da grande, lei rispondeva senza esitazione che avrebbe voluto diventare un medico. “Se sono diventata invece imprenditrice sociale, forse è stato proprio inseguendo quel sogno di miglioramento e cambiamento”, dice oggi. Ammettendo debiti di riconoscenza a tante persone che ha avuto a fianco. Anche se a guidarla, confessa, è un piccolo oggetto di legno che porta al collo, ricordo di una delle sue esperienze in Paesi lontani che hanno ispirato il suo percorso: “È un oggetto che nascondo, o meglio proteggo, sotto i vestiti. Nei momenti di difficoltà tormento la catenella che lo regge, nei momenti di serenità — quando cammino, passeggio, o corro verso un obiettivo — lo sento vicino”.
Credere fermamente in un’idea controcorrente di ragazzi sognatori, sino a quando non si è concretizzata. Come è stato possibile?
“La svolta è arrivata quando i primi partner hanno creduto nella nostra idea e l’hanno sostenuta. Mi hanno fatto capire che stavamo intraprendendo una strada poco battuta ma che ci avrebbe regalato splendidi panorami!” – risponde Anna– C’è voluta cocciutaggine, quella che non fa demordere mai e spinge a credere in un mondo più giusto. E ottimismo, quello che da sempre mi fa ripetere — a me stessa e alla mia squadra — “Alè, alè avanti tutta!”.
Per tener duro, occorre aver fiducia, non paura, il suo consiglio ai più giovani: “Bisogna fidarsi e affidarsi. Le persone intorno a voi sono fondamentali per crescere e consolidarsi, ognuna di loro può aggiungere un pezzetto… un Quid in più”.
Quid in numeri
2013 l’anno di nascita
133 i dipendenti
67% la percentuali di lavoratori in condizioni di fragilità
85% la percentuale di donne
17 le nazionalità dei dipendenti
50 le collaborazioni con aziende tessili
31 le partnership come fornitori di prodotti etici con aziende non solo di abbigliamento tra cui marchi celebrati
13 milioni gli euro di fatturato 2020
105 i chilometri di tessuto trasformati in mascherine nel 2020
Per saperne di più
Quid in un video Google 2020 per la serie Crescere in Digitale
Progetto Quid tra Etica ed Estetica (video 2019 Invitalia)
Anna Fiscale conferenza 2017 TEDx Como: Il Fattore Fragilità
Anna Fiscale intervento 2016 alla Camera dei Deputati