La crisi sanitaria (e la crisi economica che ne consegue) ci ha insegnato che dobbiamo creare aziende con processi più resilienti. Questa consapevolezza ci porterà nel breve termine a un incremento dell’automazione: entreranno in scena prevalentemente robot e intelligenza artificiale con cui l’essere umano potrà interagire attraverso interfacce in Realtà Aumentata.
Da 11 anni mi occupo proprio di realtà aumentata, una tecnologia che permette di ottenere informazioni rilevanti su qualsiasi oggetto, ambiente o persone. Ho iniziato ad interessarmi a questo settore con l’ambizione di creare uno strumento che potesse aiutarci a ottenere l’informazione giusta al momento giusto in qualsiasi contesto.
Era il 2010 quando uno dei primi grandi supporter di JoinPad, Roberto Bonzio, mi propose un’intervista su Italiani di Frontiera…
Dieci anni fa la realtà aumentata era una tecnologia nuova e poco conosciuta, usata per lo più per lanciare delle campagne commerciali sfruttando il suo naturale effetto scenico.
(nel video: Adidas Originals Augmented Reality Sneaker Experience 2010)
Io e il mio team eravamo convinti che il potenziale della tecnologia fosse altamente sottovalutato e che, grazie alle sue caratteristiche, se fosse stata utilizzata nel settore industriale avrebbe potuto creare nuove ed importanti opportunità. Per esempio, condividere la conoscenza specializzata per operare su un macchinario con persone che non abbiano avuto un addestramento specifico. Di conseguenza, con la giusta applicazione AR sarebbe stato possibile ridurre gli spostamenti di tecnici specializzati, ottimizzare i tempi e risparmiare tanti soldi in viaggi, formazione e addirittura prevenire errori o interruzioni non previste dei macchinari.
(nella foto: applicazione Smart Assistance di JoinPad su tablet Samsung Tab Active Pro)
Nasce così Smart Assistance di JoinPad, uno strumento di video streaming per la teleassistenza, che consente di collegare un esperto in remoto e un lavoratore sul campo in tempo reale durante le operazioni di manutenzione, e di condividere informazioni in Realtà Aumentata direttamente nell’ambiente di lavoro.
(Nel video Smart Assistance per Alstom: Augmented Reality support for train maintenance)
Durante l’emergenza sanitaria del 2020 e il conseguente lockdown, Smart Assistance è stata una delle applicazioni più richieste dalle aziende, registrando un incremento della domanda del 980% in più rispetto all’anno precedente, per garantire la continuità operativa minima ai propri clienti. All’inizio è stato complesso convincere le aziende italiane, che per mentalità erano particolarmente restie ad adottare una soluzione che sembrava uscita da un film di fantascienza. Mi ricordo ancora il manager di una grande multinazionale che durante la mia presentazione mi fermò dicendo: “Perdonami, ma questa soluzione è troppo innovativa per noi! A noi serve qualcosa di più modesto…”, era ovviamente spaventato, non dalla soluzione in sé, ma dal cambiamento. La paura del cambiamento rappresenta da sempre il vero ostacolo all’innovazione, ma è un problema puramente umano e decisamente superabile, lo dimostra il fatto che oggi utilizziamo lo smartphone e non il telegrafo per comunicare a distanza (persino il manager dell’aneddoto che ho citato!).
In questi anni JoinPad è cresciuta, da startup è passata a essere un gruppo internazionale con sede principale in Italia e società presenti in Cina e Stati Uniti. Una crescita organica che ci ha permesso di sopravvivere in un mercato dove competitor esteri hanno bruciato centinaia di milioni di euro di investimento, e di lavorare con grandi brand come ABB, Siemens, GE Group, Alstom, Samsung e molti altri. Quello a cui abbiamo potuto assistere in 10 anni è stato un cambiamento epocale nel settore industriale. Girando le fabbriche del mondo abbiamo potuto vedere come il trend dell’industria 4.0 non sia un’opzione ma la sola strategia percorribile per una società che vuole sopravvivere ed essere competitiva in un mondo globalizzato e costantemente connesso.
Un mondo connesso che ha mostrato le sue debolezze durante l’epidemia globale di Covid19. Un brutto periodo che nel nostro piccolo abbiamo cercato di attenuare, adeguando i nostri prodotti durante l’emergenza di Wuhan, per migliorare il coordinamento a distanza del team medico cinese. Ma come sappiamo la crisi ha colpito duramente anche le nostre aziende. Fabbriche, impianti di smistamento logistico e relativi processi sono ancora analogici o strettamente legati all’attività dell’essere umano. L’Italia non solo ha “subito” questa inflessione ma in qualche modo ne è diventata suo malgrado la causa, provocando conseguenze a livello internazionale: siamo al 5° posto nel mondo dell’esportazione di macchinari industriali, un business che necessita un continuo supporto nei confronti del cliente. E se i tecnici non possono viaggiare, le attività lavorative si fermano.
Ho assistito personalmente al preludio di un futuro prossimo diverso due anni fa, durante la visita presso gli stabilimenti di un nostro partner cinese, Janus Technologies, una società che si occupa di vendere linee di produzione per le cosiddette “Smart Factories” dei produttori di smartphone. Si tratta di stabilimenti dove tutti i processi vengono automatizzati, dall’assemblaggio allo smistamento logistico; tutto avviene attraverso macchine e robot grazie a svariati protocolli di comunicazione, scambio di dati e algoritmi che dirigono e ottimizzano le attività dei bracci robotici.
Le analisi dicono che più dell’89% delle aziende hanno riscontrato fermi macchina non pianificati negli ultimi 3 anni, con un costo medio di 260mila euro all’ora. Quello che ne deduciamo è che l’incremento dell’automazione renderà i processi più robusti ma anche più complessi da gestire. In questo contesto, l’essere umano continua e continuerà ad esistere nella figura del manutentore, il tecnico che deve intervenire quando le cose non vanno per il verso giusto. Questa tecnologia dunque punta a potenziare le capacità umane, non a sostituire l’uomo con la macchina.
Gli esseri umani che dovranno gestire questa “torre di Babele industriale” dovranno avere una conoscenza trasversale di molti argomenti, e riuscire a dialogare con le macchine in modo da risolvere i problemi nel minor tempo possibile. Ecco quindi la domanda indispensabile per capire il futuro prossimo dell’ambiente industriale: il tecnico come potrà essere in grado di accumulare conoscenza in un ecosistema così complesso? La Realtà Aumentata abbinata all’Intelligenza Artificiale forniscono la risposta: una AI a disposizione dell’essere umano che facilita la comunicazione e l’interazione con le macchine, utilizzando interfacce immersive. In JoinPad noi le chiamiamo Co-AI (Collaborative AI). Questo sarà possibile poiché le AI terranno conto di diverse variabili in pochissimi secondi quali strumenti a disposizione, Big-Data, repository di conoscenza, altri esseri umani coinvolti, spazio e tempo, a un livello non raggiungibile dalle sole capacità umane.
8Nel video CO-AI JoinPad)
Le Co-AI non sono il futuro, rappresentano il presente, il primo passo per rendere la conoscenza una commodity. Questo nuovo approccio estende le capacità dell’essere umano di far fronte alle emergenze attuali, rendendo le aziende in campo industriale più solide anche in situazioni impreviste.
Senza limitarci al mondo delle industrie e del lavoro, l’Intelligenza Artificiale abbinata alla Realtà Aumentata potenziano le possibilità di affrontare con successo le sfide più ambiziose del futuro dell’essere umano: la colonizzazione dello spazio, la protezione del nostro pianeta e la conservazione della nostra specie.
Mauro Rubin nato a Torino è fondatore e amministratore delegato di JoinPad, società di Realtà Aumentata con sede a Milano e uffici in Cina, Brasile e Stati Uniti.