Quello che il CoronaVirus spazzerà via senza pietà sono i pensieri senza respiro di chi è contro la scienza, le opinioni manipolatorie, smentite dalla misura dei fatti, il dilettantismo che uccide le persone, non solo le competenze, le fake news che per la prima volta vengono battute dalla velocità del vero, la volontà del popolo a cui nessuno affiderà la propria salute… E quando finirà, perché finirà, nulla sarà davvero più come prima. E ci ritroveremo in un mondo più consapevole, responsabile e felice di esserne uscito. Come in un dopoguerra senza guerra: quei momenti unici in cui si costruisce davvero il futuro.
Ci attende il tempo della reciprocità non ideologica, quella per la quale vincono tutti (o piuttosto perdono tutti). Il mondo femminile sembra pronto a cogliere questa opportunità, quello maschile invece non sembra essere psicologicamente attrezzato per farlo. Dal “Coming World Project” realizzato da Glaxi (il primo osservatorio permanente sul “mondo che verrà” di cui siamo partner) il mondo femminile dimostra la sua capacità di resilienza, coscienza e convivenza, elaborando le ragioni della quarantena, mentre quello maschile tende a nascondere, rimuovere e ignorare il problema. La svolta, se ci sarà, sarà femmina.
Alcuni linee di tendenza su cui ragionare: la velocità del virus smaschera la manipolazione di politici e complottisti, i protocolli collaborativi della scienza sgominano l’inutile opinione dei singoli, la Salute Pubblica e il Welfare femminile (Danimarca, Norvegia, Finlandia, ma anche Nuova Zelanda e Germania) straccia il Turbocapitalismo e i suoi campioni maschi e muscolari che ne escono con le ossa rotte (Johnson, Trump, Bolsonaro). La Prossimità (che non è Promiscuità) risponde al Distanziamento Fisico, il Capitale Sociale e l’Economia Civile indicano il giusto ritmo e la giusta distanza. Il Digitale dimostra di poter avvicinare e non isolare le Persone. Il resto è nelle nostre mani, con giudizio e discernimento.
Una grande sfida che ci troveremo ad affrontare sarà la ricerca del giusto ritmo. Il virus ci ha riportato al vissuto intenso degli a-priori kantiani: il tempo e lo spazio. La giusta distanza ma anche il giusto ritmo. Un vissuto del tempo più sano, con ritmi di vita in cui – dopo lo choc delle prime settimane – ci siamo volentieri accomodati, e a cui difficilmente rinunceremo in futuro.
La frenesia insensata di un pendolarismo permanente, lascerà il posto a una consapevole centratura su di sè e sui propri luoghi di vita. Vorremo essere sempre presenti a noi stessi e lo faremo nei nostri riti da cortile e da quartiere, ricostruendo una vicinanza che il distanziamento fisico nega, aprendo le porte al rammendo di un tessuto relazionale slabbrato. Il ritmo di una pedalata o il respiro di una pianta saranno la nuova misura, così come la scansione di una convivialità che sarà tutta da inventare.
A chi continua a credere che tra qualche mese tutto sarà dimenticato e torneremo a vivere come prima, rispondo: perché mai dovremmo rinunciare a ciò che ci è piaciuto? Per questo motivo molto semplice, vinceranno invece nuove priorità e nuovi obiettivi per la nostra vita futura. Si reagirà alla polverizzazione del tempo e al congestionamento degli spazi con una nuova consapevolezza e una possibile alleanza virtuosa tra pubblico e privato.
Francesco Morace sociologo e saggista fra i più attenti alle dinamiche della società italiana dirige a Milano il Future Concept Lab, che fra le varie iniziative promuove da tre anni una manifestazione itinerante dedicata all’innovazione, il Festival Crescita.
In uscita a luglio il suo nuovo libro “La rinascita dell’Italia” (EGEA).