Grazie per l’opportunità di contribuire al meraviglioso e inspirationalnetwork di Italiani di Frontiera con questo breve testo.
Gli ultimi tre mesi sono stati a dir poco surreali, un mix di tragedie e momenti soprendenti, tra lacrime e gioia, pannolini e gin & tonic!
Devo ammetere che la quarantena inaspettata ha messo a dura prova la mia famiglia, composta di sei persone, ma complice il duro lavoro che abbiamo dovuto fare e la convivenza forzata, sono convinta che ne usciremo migliori come individui e certamente più uniti.
Sono mamma di tre figlie e archeologa, lavoro come Consulente per i Beni Culturali e l’Archeologia a Londra per un’azienda multinazionale. Con la mia azienda, siamo impegnati a gestire il vasto patrimonio storico-architettonico che verrà impattato dalla costruzione di una nuova linea ferroviaria. Un’operazione complicata che richiede sia qualità tecniche che strategiche, in quanto questa nuova ferrovia è il più grande progetto infrastrutturale dell’Inghilterra.
Dal punto di vista lavorativo, questo periodo si è presentato più duro del previsto: nonostante l’offerta del governo Inglese di supportare finanziariamente la cassa integrazione, la mia azienda ha deciso di continuare a lavorare come se nulla fosse e di completare i progetti approvati pre-Coronavirus, secondo le tempistiche e le modalità’ previste. Da un punto di vista di business, la nostra è sicuramente una posizione privilegiata se si considera che il lockdown ha messo seriamente in crisi tantissimi settori dell’economia e ha già causato la perdita di molti posti di lavoro. Da un punto di vista umano, aspettarsi che i lavoratori siano in grado di sostenere un ritmo di lavoro normale da casa, con le scuole chiuse e tutti i disagi che ne conseguono, ha dell’incredibile.
Questa situazione, e la fatica e la sofferenza che ne sono conseguite, mi ha fatto riflettere molto sulla mia posizione professionale. La carriera è sempre stata un elemento importante per me ma capisco solo ora che la soddisfazione lavorativa non proviene solo dal grado di responsabilità raggiunto e dallo stipendio. Sentirsi parte di un team, sentirsi apprezzati e soprattutto sapere che il proprio lavoro contribuisce al benessere di una comunità sono le basi della soddisfazione professionale.
Grazie a questo lockdown ho capito che il mondo delle multinazionali non fa per me e in futuro, quando questa situazione finirà e il dinamico mondo del lavoro Inglese ritornera’ ad essere quello che era, cercherò di mettere la mia passione e le mie skills al servizio del benessere delle persone.
Voglio fare in modo che i beni culturali contribuiscano positivamente alle vite degli altri, che non siano solo il veicolo per un’azienda di creare profitto.
La situazione corrente ha inoltre messo in luce una vulnerabilità di cui non mi vergogno ma che fa parte di un approccio molto personale alla vita e dunque anche al lavoro. E’ proprio da questa vulnerabilità, e dalla passione che cela, che ripartirò dopo il Coronavirus, sperando in futuro di avere quel positive impact che tanto desidero.
Questo per me è il rinnovamento che l’emergenza deve stimolare: dobbiamo cercare di vedere oltre le necessità del capitale e valorizzare le persone e il loro benessere, all’interno delle nostre famiglie, comunità e oltre.
Albert Einstein scriveva “Strive not to be a success, but rather to be of value” (Battiti non per essere di successo ma per esser di valore) e io credo che questa nuova consapevolezza del nostro valore umano diventerà il motivatore delle nostre scelte future, sicuramente lo sarà per le mie.
Patrizia Pierazzo, vicentina con laurea in Archeologia all’Università di Ca’ Foscari è oggi Senior Historic Buildings Specialist and Consultant a Londra, dove ha lavorato a lungo al Museum of London Archaeology .